Come di ogni altro paese del nostro territorio - se si eccettua forse Vidolasco - così anche di Capergnanica si ignorano le vicende delle origini. Esse possono però esser genericamente rapportate agli stessi fattori per cui sorsero, ben prima del Mille, gli altri villaggi del Cremasco . Nei tempi dell'alto Medioevo. Si possono collocare i primi insediamenti al Caròbio: profughi provenienti dall'Adda (una delle poche vie di comunicazione rimaste dopo lo sfascio barbarico e l'incuria bizantina) o da borghi minacciati dai Longobardi, si rifugiano su quella specie di pianoro ricoperto da boschi, sterpeti, ma dalla terra promettente.
Devono aver condotto certo una via stentata dediti com'erano alla pastorizia, all caccia ai lupi, ma anche a lepri, conigli, uccelli, e alla pesca giù al fiume o nei numerosi stagni circondanti il loro primo insediamento. Poi passarono al disboscamento e a una primordiale forma di agricoltura.
Nell'età dei Franchi le casupole sorte attorno al Caròbio dovettero essere già di numero consistente; gli abitanti vollero dotarsi di una chiesa e se questa, come altre nel Cremasco, fu dedicata a S. Martino di Tours- il Venerato della nazione dei Franchi - si deve arguire che venisse costruita nel decimo secolo. La chiesetta fu alle dipendenze di Palazzo Pignano e quindi appartenne alla diocesi di Piacenza . Per la parte civile, invece, la villa fece capo a Porta Ombriano, giusta l'antica divisione della fortezza (sorta sulla destra del Serio) in Porte e Vicinie e conseguente assegnazione di villaggi a una delle quattro "Porte" di Crema.
Solo nel XII secolo Capergnanica raggiunse un considerevole sviluppo: il suo nome figura -come s'è visto- in un documento del 1155 col quale Lanfranco, priore del convento benedettino di San Paolo d'Argòn (Bergamo) vendette ai conti di Bergamo possedimenti terrieri nelle ville di Ombriano, Bagnolo, Chieve, Capergnanica. Ormai il disboscamento e il dissodamento del terreno erano avvenuti ad opera dei servi della gleba, sotto la direzione e con la collaborazione dei monaci. E' noto, invero, che nei secoli intorno al mille gli ordini monastici - i Benedettini in specie- diedero nuova fiducia e incremento al ritorno dei rurali alla coltivazione della terra. L'insediamento dei Cassinesi (anteriore al 1084) e dei cistencensi (1130) a Cerreto non fu senza conseguenze per il riassetto del terreno di Capergnanica su cui veniva man mano ridotti il bosco e la brughiera per far posto ai prati e ai coltivi.
La terra era generosa ed era lavorata da una popolazione laboriosa; si capisce allora come una simile campagna fosse desiderata da feudatari e da abati: sia i conti di Bergamo, sia i priori di San Paolo d'Argòn vi avevano possessioni. Anche il convento degli umiliati, fondato in Crema da uno del Carobio subito dopo il 1046, e intitolato ai santi Filippo e Giacomo, aveva in Capergnanica i beni ad esso devoluti dal fondatore.
Data la sua posizione, Capergnanica ebbe nel Medioevo le sue brave fortificazioni; di bastie ce n'erano un po' dovunque nel territorio, ma qui ci fu anche una torre di guardia la cui esistenza è raffigurata in una carta topografica del Quattrocento ed è documentata nel libro I° delle "Parti e provvisioni" del Consiglio Generale di Crema.
Le notizie riportate in questa sezione sono tratte dal libro "Capergnanica e Passarera: storia di due comunità" |