Cappella dei Cazzuli

Cappella dei Cazzuli

 

Cappella dei Cazzuli

 

La storia

L’edificio è conosciuto come Cappella dei Cazzuli, e da sempre forte è il legame con questa antica famiglia, a cui molto probabilmente si deve l’iniziativa della fondazione. La piccola chiesa sorge nei pressi di quella che un tempo era la cascina Cazzuli, probabilmente esistente già nel 1685, anno in cui si data il Catasto Veneto.

Alla luce delle conoscenze di cui disponiamo sulla storia della famiglia Cazzuli, che vanta tra i suoi membri il religioso Agostino da Crema, non è possibile individuare un committente certo.

La chiesetta sorge su un lembo di terra al confine tra Ombriano e Capergnanica. Alcune cascine del Cremasco, in particolare quelle a corte, presentano un oratorio al loro interno, sorto a servizio della stessa, spesso isolata dal centro abitato. È possibile che il committente, qualora vada identificato con un membro della suddetta famiglia, possa aver scelto come collocazione un punto geograficamente o simbolicamente significativo in mezzo ai campi di sua proprietà – seppur non interno o annesso alla cascina – a protezione della roggia su cui si affaccia e in corrispondenza di un confine naturale della proprietà.

 

L’architettura

L’edificio sorge nella zona settentrionale del comune di Capergnanica, in prossimità del confine con Ombriano (oggi Comune di Crema), in via Ombriano 11.

È stato restaurato nel 2017 per iniziativa dell’amministrazione comunale, a causa delle pessime condizioni in cui si trovava ormai da anni. L’unico restauro precedentemente documentato risale infatti al 2000, quando la Soprintendenza autorizzò il rifacimento del tetto e degli intonaci esterni. L’architettura è costituita da un’aula a pianta rettangolare e dal presbiterio, anch’esso a pianta rettangolare, di dimensioni inferiori rispetto alla prima e sopraelevato di un gradino su cui poggia un cancelletto in ferro battuto che lo separa dall’aula. Posta sulla riva della Roggia Acquarossa, su cui prospetta il lato occidentale, la cappella è orientata a nord. Si presenta oggi con una facciata a un solo ingresso, un portale a sesto ribassato con semplice cornice modanata, affiancato a destra da una piccola apertura quadrata e sormontato da un oculo mistilineo. La facciata è conclusa da un timpano con modanature a gola al centro del quale si leggono le lettere “A. M.”, interpretabili come “Ave Maria”. La facciata e le pareti est e ovest sono scandite da semplici cornici e concluse da una modanatura a gola continua che si interrompe solo in corrispondenza della parete nord. All’interno, la piccola aula rettangolare è coperta da una volta a botte unghiata e illuminata da una finestra ad arco ribassato aperta sulla parete est, mentre la parete ovest presenta una nicchia che ha sostituito la finestra che caratterizzava anche questa parete e che, presumibilmente, è stata chiusa per ospitare l’antica statua della Madonna, sottratta alla chiesa nel 1979. La nicchia aggettante caratterizza la parete ovest anche all’esterno. Il presbiterio, anch’esso a pianta rettangolare, è, come lo spazio maggiore, coperto da una volta a botte unghiata e, all’esterno, in corrispondenza della parete ovest presenta una finestra solo parzialmente tamponata, in modo tale da permettere la decorazione pittorica interna. Lungo tutto il perimetro della cappella corre una cornice modanata tripartita, sebbene non si tratti di una vera e propria trabeazione, che si interrompe solo in corrispondenza della parete nord, dove invece la stessa decorazione è stata dipinta, come mostra la parte che si è conservata. In occasione degli ultimi restauri sono stati rifatti gli intonaci: durante questi lavori, osservando la muratura liberata dallo strato di intonaco, si è potuto constatare come i laterizi mostrino un’omogeneità tale da confermare la costruzione dell’edificio in un’unica fase. In facciata, inoltre, a sinistra del portale, era presente una piccola apertura, identica a quella a destra dello stesso.

 

Iconografia del ciclo di affreschi interni

Nel registro inferiore della navata sono raffigurati sei santi. Sulla parete destra (est) troviamo una santa che regge nella mano sinistra una palma simbolo del martirio e una croce. La mano destra che probabilmente reggeva altri attributi che identificavano con esattezza il personaggio, è purtroppo perduta. Gli elementi superstiti si adattano a varie martiri, per esempio, Agnese, Barbara, Eufemia, Margherita... Dato lo stato di conservazione del dipinto, converrà pertanto limitarsi a indicare il personaggio come Santa martire. Sulla stessa parete, a sinistra della finestra, troviamo raffigurato Sant’Antonio abate, caratterizzato dall’abito monacale e dal bastone con terminazione a tau. Sulla parete sinistra (ovest), ai lati della nicchia troviamo raffigurati Sant’Agata, che reca nella mano destra la palma e nella sinistra un vassoio contenente i seni che le furono strappati durante il martirio, e Sant’Antonio da Padova vestito dell’abito francescano, che regge con la mano destra un libro su cui poggia Gesù bambino, mentre la sinistra che probabilmente reggeva il giglio, abituale attributo del santo, è perduta. Sulla parete sud, ai lati della porta d’ingresso troviamo San Francesco vestito dell’abito dell’ordine da lui fondato, intento a baciare un piccolo crocifisso. Nelle sue mani si riconoscono i segni delle stigmate. A destra della porta è raffigurato un uomo barbuto che indossa una tonaca bianca e la stola, attributi che lo caratterizzano come sacerdote o diacono. La mano destra è portata al petto in atto di trasporto emotivo durante la contemplazione di un sacro mistero, mentre lo stato di conservazione impedisce di comprendere la posizione della mano sinistra. Potrebbe trattarsi di san Gaetano da Thiene, ma nell’incertezza lo indicheremo genericamente come Santo chierico.

All’altezza del secondo registro, nella lunetta in controfacciata è raffigurato Cristo in preghiera nell’Orto degli ulivi.

Nella lunetta est è raffigurato un uomo sdraiato su un pagliericcio in mezzo ai campi, vestito solo di un mantello. Accanto a lui stanno una corona e uno scettro che lo identificano come re. Una donna inginocchiata presso di lui gli afferra la barba e la tira con forza. Il fatto che più si avvicina a questa scena potrebbe essere Giobbe schernito dalla moglie, tuttavia Giobbe non era re, e nel testo sacro non è menzionato specificatamente il gesto di tirare la barba.

Nella lunetta di fronte (parete ovest) anche se il dipinto presenta ampie lacune, si riconosce San Rocco in abiti da pellegrino nell’atto di scoprirsi una coscia per mostrare la piaga della peste. Al suo fianco si distingue il cane che secondo la tradizione recava da mangiare al giovane colpito dalla malattia e sullo sfondo si scorge un lazzaretto.

Passando al presbiterio, nel registro inferiore della parete destra (est) è raffigurato Gesù che incontra la Samaritana al pozzo. Di fronte troviamo Cristo risorto che appare ai discepoli lungo la strada per Emmaus. Spostandoci al registro superiore, nella lunetta della parete est troviamo un altro dipinto dall’iconografia difficilmente decifrabile: un personaggio con aureola interagisce (parla/benedice/scaccia?) con un grosso serpente in un paesaggio agreste. In primo luogo, dagli abiti non è chiaro se si tratta di una donna o di un giovane imberbe. Nel caso si tratti di una giovane, la santa più nota associata ai serpenti è Cristina di Bolsena, ma in questo caso i rettili, scagliati contro di lei dal magistrato Giuliano per martirizzarla, dovrebbero essere più d’uno. Se si trattasse di un giovane, viene subito in mente san Giovanni evangelista, spesso rappresentato come un ragazzo di giovane età, ma nel suo caso il serpente dovrebbe fuggire da un calice. Anche in questo caso sarà dunque meglio a indicare genericamente il soggetto come Santa/o con serpente.

Al centro della volta del presbiterio, le quadrature mistilinee fingono uno sfondamento verso il cielo: da una nube fuoriescono raggi luminosi e la colomba simbolo dello Spirito Santo. Altre cornici dipinte contornano i mezzi busti di santi nella navata e le scene raffigurate sulle pareti e nelle lunette. I piedritti dell’intradosso dell’arco che separa navata e presbiterio sono decorati con medaglioni di forma mistilinea entro cui sono raffigurati rispettivamente una torre (est) e un fiore (ovest).

Alla parete nord è addossato un altare di legno dipinto in modo da simulare il marmo policromo. Sopra di esso entro una cornice di stucco, troviamo un dipinto murale raffigurante l’Addolorata a cui è attualmente dedicata la cappella.

 

I pittori

Osservando i dipinti della cappella, si possono identificare le mani di almeno due pittori. Le figure della maggior parte degli affreschi, si possono riferire a Giovanni Brunelli.

Ad un altro pittore e ad anni successivi spetta il dipinto raffigurante l’Addolorata, reso difficilmente leggibile dalla pesante ridipintura probabilmente eseguita in occasione dei maldestri “restauri” del 1970. Il volto del san Giovanni evangelista e la testa alata dell’angioletto sembrano rimandare ai modi del pittore cremasco Giacomo Desti (Crema, 1723-1792).

 

Bibliografia

Facchi M., La cappella dei Cazzuli a Capergnanica, Scalpendi editore, Milano, 2018